La crisi senza fine dell’industria automobilistica
L’industria e la distribuzione automobilistica stanno vivendo ore terribili a causa della crisi dei chip e delle conseguenze della Pandemia.
Quali sono i problemi che i clienti riscontrano? Auto consegnate da qui a 8-9 mesi, addirittura un anno dopo l’ordine, la disponibilità dell’usato pari a zero, componenti che scarseggiano e costi in aumento.
Insomma una situazione davvero stressante per le case automobilistiche e per i dealer che vivono nella più totale insicurezza e per i clienti in attesa spasmodica di un’auto nuova.
Mancanza dei chip e crisi della catena di approvvigionamento:
Cos’è il chip? È il microconduttore che permette il funzionamento della parte elettrica dell’auto.
È tra le più piccole componenti di un’auto, ma se è prodotto in quantità limitata rispetto alla domanda, la costruzione e la vendita del veicolo sono costrette ad arrestarsi.
Ed è proprio quello che sta accadendo.
Viviamo circondati da prodotti che richiedono l’utilizzo dei chip e la scarsità si traduce in una crisi per tutti i settori, e in special modo per quello dell’auto con relativo crollo delle vendite e un futuro incerto.
Chi lavora nel settore, complice la pandemia, preferisce concentrare le proprie risorse sulla produzione di chip destinati all’elettronica di consumo (smartphone, tablet etc.), più redditizia.
Le fabbriche che in Cina producono chip per auto, hanno riconvertito la loro produzione.
La tempesta perfetta, così come è stata definita la crisi attuale, è stata scatenata da due eventi: l’incendio della fabbrica giapponese Renesas Electronics, che produce componenti elettronici e il blocco del Canale di Suez, i cui effetti sono ancora visibili con ritardi nelle consegne.
Sono tutti sconvolti. I concessionari, molti dei quali non sopravviveranno a questo ulteriore stop; e i clienti che non riescono a trovare in commercio neanche auto usate.
La General Motors, Ford, Honda o Nissan in Giappone, ma anche i colossi europei sono stati coinvolti nella tempesta e in alcuni casi si è reso necessario chiudere le fabbriche per un periodo o far lavorare gli operai con orario ridotto.
E le previsioni per il 2022 non sono rosee.
L’augurio per il mercato automobilistico è che dopo la tempesta, esca fuori il sole.